La notte più lunga di Israele: il muro occidentale si veste di lutto e speranza

La notte più lunga di Israele: il muro occidentale si veste di lutto e speranza
Israele

A un mese di distanza dal tragico attacco perpetrato da Hamas, l’intera nazione di Israele ha dedicato una giornata di solenne commemorazione. Il 7 novembre, le attività si sono improvvisamente fermate, lasciando spazio a un minuto di silenzio che ha trasformato ogni strada e piazza in altari temporanei del lutto nazionale. Le ferite ancora aperte causate da questo massacro sono tangibili nelle comunità devastate e nei cuori spezzati di coloro che hanno perso i propri cari, alcuni dei quali hanno subito la perdita quasi totale della propria famiglia.

L’eco del dolore ha risuonato per le strade di Israele, con un impatto particolarmente potente a Tel Aviv, dove la piazza Dizengoff si è trasformata in un oceano di candele accese e pupazzi, simboli strazianti che evocano la memoria degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. L’ambasciata italiana, insieme a tutto il proprio personale, ha rispettato un momento di silenzio, riaffermando in tal modo il proprio sostegno e la propria adesione alla causa israeliana per un futuro di pace e sicurezza.

L’onda di commemorazioni ha coinvolto ogni settore della società, dalle scuole agli uffici governativi, dai musei alle imprese private: tutti hanno reso omaggio ai caduti. All’imbrunire, le facciate degli edifici si sono illuminate dei volti delle vittime e degli ostaggi, mentre la collettività ha onorato la loro memoria.

A Gerusalemme, davanti al Muro occidentale, sono state accese 1.400 candele, una per ogni vita spezzata. Queste luci hanno rappresentato non solo il ricordo, ma anche la richiesta di giustizia e di cambiamenti all’interno della politica nazionale. Alcune famiglie degli ostaggi hanno deciso di allestire un accampamento permanente di protesta di fronte alla Knesset, chiedendo la sostituzione del primo ministro Benjamin Netanyahu.

Nel frattempo, a Tel Aviv, la piazza HaBima è stata palcoscenico di un commovente evento commemorativo. Artisti dell’Orchestra Filarmonica e la famosa artista internazionale Michal Rovner hanno offerto una performance toccante, proiettando sullo sfondo i nomi delle vittime. In questo modo, lutto e arte si sono uniti in un tributo straordinario.

La solidarietà si è diffusa anche tra i kibbutz, dove Mishmar HaEmek ha aperto le proprie porte ai sopravvissuti di Nahal Oz, offrendo loro ospitalità per un intero anno. Questo gesto ha dato il via a una catena di supporto che si è estesa da un kibbutz all’altro, consolidando l’idea che tutto Israele sia un unico grande kibbutz.

Questo giorno di memoria ha avuto un impatto profondo, sottolineando la fragilità di una nazione che, pur nella sua unità, continua a sentirsi vulnerabile. Le manifestazioni di lutto e di solidarietà hanno reso evidente il desiderio di Israele di raggiungere una pace duratura e la ferma volontà di non permettere che le voci delle vittime vengano dimenticate. Il messaggio è chiaro: nonostante l’oscurità della tragedia, la luce della memoria e della resilienza continua a brillare intensamente in Israele.